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A fronte delle continue proposte di aumentare le pene, di incrementare la presenza e la visibilità delle forze di polizia e di adottare una politica di rigore nei confronti del degrado, di cui gli stranieri sarebbero i principali portatori, la sensazione per chi studia la "questione criminale" è che pochi "opinion leader" possiedano una effettiva conoscenza del campo penale, vale a dire di quella rete di istituzioni (tribunali, carceri, ospedali psichiatrici giudiziari, servizi sociali, case di lavoro, case di rieducazione, riformatori giudiziari, ecc.) e di varie forme di relazioni supportate da agenzie, ideologie, pratiche discorsive, tra cui i saperi criminologici, sociologici, psichiatrico-forensi. Il dibattito pubblico si sviluppa infatti attorno a espressioni - come tolleranza zero, certezza della pena, lotta all'immigrazione - che non sono in grado di cogliere effettivamente i contorni reali della questione "insicurezza". Questo libro intende contrastare la tendenza diffusa a adagiarsi su soluzioni preconfezionate per riflettere sulla criminalità e l'insicurezza, sulle violenze urbane, sull'odio razziale, sull'inciviltà e il controllo dello spazio, sul carcere e la salute mentale. Per andare oltre le paure sociali grazie a una politica di sicurezza democratica.